Forse non tutti sanno che ai Musei civici di Pavia è esposto un piccolo tesoro recentemente restaurato. E che il piccolo tesoro è un prototipo di ciò che è oggi il Duomo di Pavia. Se come in uno sliding doors la storia avesse preso un altro corso, senza francesi né spagnoli che occupavano la nostra città, oggi forse berremmo spritz guardando una cattedrale rinascimentale qual era quella pensata originariamente da Bramante a fine Quattrocento. E non il Duomo che è oggi, costruito invece a tardo Ottocento nell’Italia post risorgimentale.
La storia del cosiddetto Modello ligneo del Duomo di Pavia è interessante e curiosa anche per i bambini. Ne abbiamo parlato con Marianna Belvedere project manager di Spazio Geco Fab lab che oltre ad occuparsi di allestimenti multimediali e interattivi per valorizzare beni culturali in musei e luoghi di cultura, ha promosso un laboratorio per bambini proprio per raccontarne la storia.
Partiamo dai fondamentali: cos’è il modello ligneo del Duomo?
“Si tratta di un enorme modello realizzato tra la fine del 400 e l’inizio del 500 che voleva essere l’elemento di studio precedente alla costruzione del grande cantiere che in quegli anni prendeva il via per volere di Ascanio Sforza a Pavia di Ludovico il Moro a Milano che volevano costruire una cattedrale in città. L’edificio doveva sorgere dove c’è oggi il duomo, al posto di due chiese romaniche. L’operazione era artistica e politica: volevano oltre alla Certosa, un edificio simbolo nel cuore di Pavia che attestasse il loro potere sul nostro territorio. Il modello ligneo, dopo il recente restauro è oggi esposto in una apposita sala del Castello Visconteo”.
Che funzione aveva il prototipo?
“Tutti i cantieri hanno degli studi preparatori: oggi si fanno sfruttando le nuove tecnologie, allora erano fatti attraverso disegni, studi prospettici e, a “livello 3d”, attraverso cartoni e modelli lignei, di cui l’esempio pavese è uno dei più interessanti e meglio conservati. Il manufatto è stato elaborato da artigiani carpentieri di altissima levatura che hanno creato una struttura a incastro composta da più di 500 pezzi composti tra loro senza l’utilizzo neanche di un chiodo”.
Perché a incastro?
“Perché alla bisogna, lo strumento di cantiere doveva essere smontabile e trasportabile ed era con ogni probabilità consultato e studiato quotidianamente nelle prime fasi di sviluppo del lunghissimo cantiere nato in quegli anni a Pavia. Si hanno testimonianze del fatto che fosse conservato in alcuni locali della curia vescovile. Il grande modello è accuratissimo anche nella definizione degli interni: grazie a un video 360 realizzato durante i restauri e inserito in un totem del nuovo allestimento anche questi dettagli sono oggi apprezzabili”.
E’ questo che raccontate ai bambini?
Anche, ma non solo. Certo raccontiamo la storia di uno dei monumenti più importanti della loro città, ma li facciamo anche essere ingegneri, architetti, artigiani e operai per un giorno.
In che modo?
“Il progetto di riallestimento della sala dei Musei, coordinato dal conservatore dei Musei Laura Aldovini, ha visto il coinvolgimento di Spazio Geco con la realizzazione di un puzzle 3D del modello a scopo didattico. Proprio a partire da questa postazione didattica gli artigiani digitali del Borgo Ticino hanno ideato un laboratorio che potesse raggiungere il fondamentale scopo che ogni museo a nostro parere deve perseguire: far uscire i visitatori dalle proprie sale (specialmente i più giovani) con qualche consapevolezza in più sul mondo. Con la “scusa” del gioco da comporre e ricomporre i ragazzi possono meglio elaborare il significato più profondo di questo bene”
Nella pratica cosa succede?
“I bambini, al massimo 10, sono divisi in due gruppi: 5 fanno ingegneri architetti e decoratori, gli altri 5 fanno gli operai. I primi ragionano sull’alzato, disegnano la pianta come se fossero dei droni che la vedono dall’alto e fanno le decorazioni. Quando hanno finito dirigono il lavoro degli operai che dovranno costruire il puzzle in 3d del prototipo ligneo. Mentre costruiscono, imparano: li facciamo ragionare ad esempio sul fatto che la prima parte a essere edificata è sempre l’abside dove avviene il sacramento (questo per poter fare messa il prima possibile anche quando c’è il cantiere) o sulle decorazioni scelte per abbellire la facciata.
Al termine si scambiano i gruppi e gli operai che nel mentre hanno costruito per loro anche un cappellino di carta, diventeranno ingegneri, architetti e decoratori. L’obiettivo è creare un manuffatto divertendosi e far uscire i visitatori con qualche consapevolezza in più sulla storia e sui beni culturali. Se anche uno solo ha acquisito una competenza in più sul nostro patrimonio l’obiettivo per noi è stato raggiunto””.
Il laboratorio ha un costo?
No, sono laboratori gratuiti perché finanziati da un bando della fondazione Cariplo. Si rivolgono a bambine e bambini dai 6 agli 11 anni. Il prossimo appuntamento è il 19 dicembre alle ore 15 ai Musei Civici di Pavia. Per iscriversi è possibile mandare una mail a info@spaziogeco.it o a museicivici@comune.pv.it